“In Sudafrica c’è troppo da ammirare per una sola persona”.

Descrivere il Sudafrica è un’impresa per pochi. Ci hanno provato poeti, esploratori e romanzieri, e solo alcuni di loro sono riusciti a renderle giustizia; io non pretendo di fare altrettanto. Vi racconterò invece di cosa il Sud Africa sia stato per me. Dei suoi silenzi senza fine, delle sue preghiere, dei suoi tramonti. Delle sue notti piene di stelle, che si vedono di più, perché sono più vicine; di come mi abbia sopraffatta, mostrandomi di quanta selvaggia bellezza sia capace.
Diario di viaggio, Johannesburg
Siamo a Johannesburg. L’aeroporto è affollato e noi siamo stanchi e assonnati, provati da 15 ore di viaggio. “Italiani?” Ci chiede un facchino, con fare loquace. Chissà perché, ci riconoscono sempre. Troviamo in fretta il nostro autista: sembra felice di vederci. Ci offre acqua fresca e aria condizionata a volontà.
Ci aspettano 4 ore di strade sconnesse prima di arrivare nel mio posto preferito al mondo: la savana africana. Sono già stata qui, eppure, ogni volta, i miei occhi stentano ad abituarsi a tanta vastità. Il mio cuore, invece, è come se tornasse a casa.

Marakele National Park, safari in Sudafrica
“Una sola cosa allora volevo: tornare in Africa. Non l’avevo ancora lasciata, ma ogni volta che mi svegliavo, di notte, tendevo l’orecchio, pervaso di nostalgia”. Lo scrisse Hemingway, ma lo provo anch’io, al riparo nella mia tenda mentre la notte africana dà inizio al suo spettacolo, tra lo stridio delle cicale e i lontani richiami delle iene. Le stelle sono così tante, e così luminose, da inondare di luce le nostre lenzuola. Capisco perché la mia anima abbia deciso di legarsi a questo posto. Qui la solitudine non esiste; chiunque abbia la fortuna di trovarsi qui, diventa un tutt’uno con la natura. Mi sento un granello di sabbia, a confronto dell’immensità che mi circonda. È una bella sensazione.

È l’alba. Il cielo si tinge di rosso, mentre scivoliamo fuori dalla nostra tenda per raggiungere Stohm, la nostra guida. L’aria è fredda, mi fa rabbrividire. Mi avvolgo nella coperta che trovo sul sedile della jeep. Stohm mi passa un grosso binocolo. “Ti servirà” mi dice. Mi vengono in mente decine di domande, ma sono ancora troppo addormentata per aprire bocca; così lo ringrazio, chiudo gli occhi, e per qualche minuto mi accontento di sobbalzare sul sedile, mentre ci facciamo strada tra la foschia e ci addentriamo nella savana.
Un barrito fende l’aria. Spalanco gli occhi, improvvisamente sveglia. Un elefante attraversa la strada a pochi metri da noi; è enorme. Rimaniamo immobili. Ci guarda; barrisce di nuovo. Stohm si posa un dito sulle labbra: “Sssh”. Ma non occorre: siamo già senza parole.
L’elefante non è solo, ci sono altri adulti e cinque cuccioli con lui. Ci sfilano davanti; il resto del gruppo sembra incurante della nostra presenza. Se la prendono comoda, un lento passo dopo l’altro, eppure passano solo pochi istanti prima che tornino a immergersi nella vegetazione. Mi batte forte il cuore. Chi se lo aspettava un regalo così?
Ci aspettano altri doni quel giorno, e altri ancora i giorni successivi. Zebre, gazzelle, leoni; così vicini da poterli sfiorare. Ma anche sinuosi ghepardi e uccelli esotici di ogni piumaggio e colore. L’Africa si offre ai nostri occhi, mentre tutto per me si muove a due velocità, dilatandosi immobile, e intanto già svanito.









La riuscita di un safari fotografico in Sudafrica dipende dalla bravura della guida, e noi siamo stati molto fortunati. Stohm è instancabile; è calmo, esperto e sicuro: qualità ammirevoli, soprattutto in compagnia di un leone o di un branco di rinoceronti. È a suo agio con la natura incontaminata quanto io lo sono con un libro tra le mani. Un po’ lo invidio. Mi piacerebbe vivere così, anche solo per qualche tempo. Ma temo non sarei mai all’altezza dell’Africa.

Stohm Lewthwaite è anche un eccellente fotografo: è a lui che rivolgo tutta la mia gratitudine per aver scattato – e condiviso con me – queste incredibili immagini. Potete ammirarne altre sulla sua pagina IG @memories_of_a_field_guide.
Safari in Sudafrica, dove dormire: il Marataba Safari Lodge
Il Marataba Safari Lodge sorge ai piedi dei Monti Waterberg, all’interno del Marakele National Park, e rispecchia tutte le nostre più ardite aspettative. Difficile immaginare un tale paradiso di eleganza nel mezzo della natura più estrema; un luogo capace di non guastarla ma, al contrario, di fondersi con lei.


Qui le nostre giornate scivolano via leggere: tra un safari e l’altro leggiamo accanto al camino, facciamo spuntini in compagnia di elefanti e scimmiette curiose, e collezioniamo storie di persone che non vedremo mai più, ma il cui fato ha sfiorato il nostro. A volte, la notte, cammino in punta di piedi fino al mio taccuino e scrivo poche righe, prima di scivolare nuovamente sotto alle coperte.
To be continued.
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